martedì 11 marzo 2014

Looking




Genere: Dramedy
Paese: USA
Emittente: HBO
Durata: 30 minuti
Premiere: Gennaio 2014


Immaginavo già che questo telefilm mi sarebbe piaciuto tantissimo quando ho saputo che:
  • era prodotto dalla HBO,
  • l'obiettivo principale era quello di ritrarre la cultura gay dei giorni nostri,
  • il protagonista era Jonathan Groff..
Lo so, ci vuole davvero poco per convincermi.

Quindi, nonostante io sia una di quelle persone che cerca di non farsi alcun tipo di aspettativa per quanto riguarda i telefilm, ero davvero ansiosa di vedere questa nuova serie, non ho nemmeno aspettato che uscissero i sottotitoli per vedere il pilot.
Ora che la prima stagione si è conclusa, posso davvero dire di non essere rimasta delusa, e la notizia per il rinnovo per una seconda serie mi mandata ancora in più in brodo di giuggiole.
Ma andiamo con ordine e senza spoilerare nulla di vitale importanza, così che possiate godervi al meglio questa miniserie di soli 8 episodi da 30 minuti l'uno. Se ci pensate bene non ci vuole neanche troppo tempo per recuperarla, basta un pomeriggio piovoso e 4 ore buche.

C'è da premettere che non è un telefilm dinamico, veloce o pieno di avvenimenti nei prime fasi della serie. Diciamo che l'inizio è un poco lento, ci vogliono almeno un paio di episodi per cominciare ad apprezzarlo al meglio, entrare nell'ottica della realtà che viene proposta, e soprattutto conoscere bene i personaggi. La sola visione del pilot non basta assolutamente per inquadrare i tre protagonisti e tutto ciò che ruota attorno a loro. Quindi, se avete guardato il pilot e avete pensato che non valesse la pena sprecare altro tempo, io vi consiglio di ripensarci. Sono molti i telefilm che non sono immediati già dal primo episodio, ma che andando avanti diventano dei veri gioiellini. Sono fermamente convinta che Looking sia uno di questi.

Un altro errore che non va assolutamente fatto, è il confronto che l'altra serie sui gay che chi bazzica il mondo telefilmico sicuramente conosce, ovvero la tanto amata Queer as Folk. Il paragone tra queste due serie non regge assolutamente, ma non perchè una sia più bella dell'altra, semplicemente perchè sono troppo diverse per provare anche solo a trovare dei punti in comune. Diversi sono i personaggi, i luoghi, il periodo, ma soprattutto i temi trattati. Trovo che sia davvero impossibile confrontare le tematiche di una serie di quindici anni fa con una ambientata ai giorni nostri, soprattutto se il focus riguarda il mondo omosessuale e come viene percepito. Purtroppo ci vorrà ancora troppo tempo prima che l'interezza della società consideri i gay come “normali” (lo so, questa parola è bruttissima, ma almeno rende il concetto), ma le cose sono cambiate davvero tanto negli ultimi anni, e certe tematiche che per Queer as Folk erano novità assolute o temi ostici da trattare, in una serie tv come Looking, con tutto quello che c'è stato nel mentre, stonerebbero un po'.
Quindi, se avete deciso di non guardarla a priori solo ed esclusivamente perchè “non è queer as folk”, mi dispiace per voi che vi perdere una serie moltomolto bella e il culo di Jonathan Groff come mamma l'ha fatto.

La prima cosa che devo elogiare è la fotografia e le meravigliose riprese di San Francisco. Non sono esperta in materia, quindi non scendo nei dettagli che potrei cominciare a dire stupidaggini, ma ci sono certe riprese che quasi tolgono il fiato da quanto sono belle. San Francisco non fa solo da sfondo invisibile in cui è ambientata questa serie, San Francisco si sente, si vede, si percepisce anche tramite poche semplici immagini. Meravigliosa.

Una cosa che ho apprezzato fin da subito sono stati i personaggi. Sono rimasta piacevolmente stupita di vedere che non rientrano nello stereotipo delle varie tipologie di gay, nessuno di loro. Può sembrare così all'inizio, ma puntata dopo puntata ognuno di loro si scrolla di dosso quel particolare che lo aveva definito nel pilot e assume una caratterizzazione a tutto tondo. 
Patrick (Jon Groff) lavora in una ditta che sviluppa videogiochi. E' dedito al suo lavoro, è meticoloso, è particolarmente fissato con certi aspetti della vita di coppia, è facilmente imbarazzabile, è molto indeciso su quello che vuole ed è alla ricerca dell'amore. 
Dom (Murray Bartlett) lavora come sommelier, ma il sogno della sua vita è quello di possedere un ristorante come lo aveva suo padre. Non cerca un compagno per la vita, ma piuttosto si dedica al divertimento, consapevole del proprio fascino e di essere un uomo avvenente. (Non fatevi spaventare dai Mustache da perv, è un personaggio meraviglioso).
Agustin (Frankie J. Alvarez) è fidanzato con Frank, e i due stanno per andare a vivere insieme. E' un artista alla ricerca di emozioni forti e cose nuove, e sembra estremamente sicuro di ciò che vuole dalla vita.
Le vicende della serie ruotano attorno a questi tre amici, e sebbene possano essere un po' lente all'inizio, trovano il giusto ritmo con il passare delle puntate, riuscendo a creare un finale di stagione compresso di eventi e feelings che fanno desiderare una seconda stagione in 3, 2, 1 ORA. 

Altro grandissimo punto a favore di questa serie è la rappresentazione del sesso. Avevo letto un'intervista a Jon Groff mesi fa, in cui raccontava che in Looking avrebbero mostrato come funziona davvero tra due uomini, senza fronzoli o bugie, con tutto l'imbarazzo che c'è in certe situazioni. Ero molto curiosa di vedere se tali premesse fossero state mantenute, ma visto che è della HBO che stiamo parlando non avrei neanche dovuto avere dubbi. Il sesso rappresentato in Looking è imbarazzante, vergognoso, è messy (ugh, non credo esista termine italiano che renda così bene il concetto di sudato-incasinato-sporco-caotico), è fatto di compromessi e situazioni in cui una parola di troppo spegne tutto. E il fatto che il sesso non si veda solo, ma se ne parli anche tanto, lo rende mille volte più reale.
Parlando di HBO si tratta sempre di quelle scene che se ti spunta alle spalle qualcuno mentre le stai guardando diventi viola in 5 secondi netti e vieni additata come pervertita, ma una volta passato l'imbarazzo per le figuracce che solo la HBO fa fare, ci si rende conto che non si tratta di niente di troppo esplicito o vergognoso. Il pubblico che se ne intende però ringrazia a gran voce per certe inquadrature e certi culi.

Mi piacerebbe raccontare anche la trama di questi episodi che sono troppo corti e decisamente troppo pochi, ma io sono assolutamente spoiler free, mi limito a dire che l'evoluzione che fanno tutti i personaggi dal pilot alla fine della stagione è qualcosa di incredibile, considerata soprattutto la durata totale della serie.

(Io vorrei anche parlare di Russel Tovey aka Kevin, ovvero l'Alonso di Doctor Who e l'Henry dei mastini di Baskerville di Sherlock. Ora, qualcuno mi può spiegare perchè alla BBC sembrava lo sfigatello più sfigatello di tutti, e qua è un tocco di manzo che neanche modello di Abercrombie? Sarà la barbetta, saranno le orecchie, sarà il meraviglioso accento inglese in un telefilm americano, NON LO SO, ma shame on you BBC che non lo avete mai reso così gnocco.)

Lo consiglio perchè:
- Gli attori sono fenomenali, e i personaggi che interpretano sono davvero bellissimi (tranne Agustin, Agustin mi sta troppo sul culo e pussa via).
- E' piacevole da guardare, e non solo per i culi che ho elogiato più e più volte. Fa ridacchiare a tratti, fa pensare, il finale di stagione fa anche scendere una lacrimuccia, ma soprattutto, secondo il mio modestissimo parere, racconta storie vere in modo sublime e senza esagerare o ingigantire tanti tratti.
- Il fatto che lo produce la HBO ancora non vi convince?
- Ci sono tante belle ship e coppie da feelings che prendono davvero tanto (#teamKevin #sorrynotsorry)
- Il culo di Jonathan Groff.



1 commento:

  1. Questo Looking mi intriga, quando avrò tempo inizierò. Per ora mi manca la seconda stagione di American Horror Story (sono stupida lo so, mi guardo prima la prima poi la terza e per ultima la seconda). Volevo iniziare Agent of SHIELD e un'altra serie su fox di cui ora mi sfugge io nome ambientata durante la guerra fredda tra USA e URSS, mi hanno detto che non sono un granché, ma io sono facilmente corrompibile dalle pubblicità dinamiche e divertenti.

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